‘A Mantia’ Terra di uomini, di saperi e di sapori
https://www.youtube.com/watch?v=_el865Zlb08
La storia della nostra cittadina
ha origini molto antiche e anche se molti, prima di me, si sono succeduti in
simili scritti, questi cenni non vogliono essere ne ripetitivi, ne esaustivi, ma
semplicemente vogliono far ricordare la storia del territorio, dell’amanteano e del cibo e ad aver ancora il piacere di leggere racconti che risalgono fin all’ alto medioevo.
Infatti, la nostra Amantea era
conosciuta da allora come scalo marittimo, tanto che le nostre coste erano
conosciute e battute perché viste come vere e proprie forme di riparo. Giusto
per citare alcune fonti storiche che documentano l’importanza del nostro paese
come scalo marittimo, la Mantia era
segnalata nella carta nautica del cartografo genovese Pietro Vesconte (1311) e
ancora nella carta nautica Crotonese (sec. XIV). Dunque i traffici marittimi e
la pesca hanno rappresentato un importante fattore di sviluppo economico.
Ricordiamo che la navigazione avveniva su barche di piccole e medie dimensioni
e che approdavano nei porti della Calabria, della Campania e della Sicilia; il
pescato veniva oltre che consumato per il proprio sostentamento anche immesso nei
mercati del posto e portato per la vendita nei paesi dell’entroterra.
Una testimonianza di una fervida
attività marittima è stata la produzione di barili in doghe per la
conservazione del pesce sotto sale e addirittura questi “barilai” di Amantea
divennero per i porti siciliani la misura normale di barili. In atti notarili
risalenti al 1281 si riscontra che per quantificare i prodotti (anche il vino)
si scriveva come misura di riconoscimento il “barilia de Mantea”. Le nostre
colline e le nostre vallate erano folte di boschi e questo legname serviva
proprio per produrre questi barili. Risultano molti documenti tra il 1200 e il
1400 che parlano delle galee di Amantea e di importanti traffici marittimi
anche di prodotti diversi quali la seta grezza prodotta in zona. Nel 1600
Amantea era sede di cancelleria e di
dogana e i marinai amanteani , per
questo motivo, svilupparono un’intensa attività marittima a scopi commerciali
nei porti calabresi, siciliani e campani. Successivamente, da Amantea venivano
imbarcati diversi prodotti (uve passe, doghe, pesce salto e noci) per
raggiungere diverse località del regno (Regno di Napoli e Regno di Sicilia
1737-1789). Nel novecento ritroviamo importantissime testimonianze. Citiamo il
documento Rivista Marina del 1926 del
1° Capitano di porto Marino Gargiullo con un piccolo estratto
“La giurisdizione della
Delegazione di Porto di Amantea, in seguito alla soppressione di quella di
Longobardi, avvenuta nel 1916, si estende dalla Stazione ferroviaria di
Longobardi fino al Fiume Torbido e comprende i comuni di Belmonte Calabro e di
Amantea, centro quest’ultimo ove molti sono i pescatori pur dovendo l’industria
della pesca superari moteplici difficoltà delle quali verrò più innanzi a
discorrere.”
e una parte del documento Bollettino di pesca, di piscicoltura e di
idrobiologia del 1930 del prof. Gesualdo Police:
“Amantea è un centro
peschereccio importante: più importante di Fuscaldo. (…) Costituzione della
marina da pesca: Pescatori n. 180 Barche da pesca n. 48 Mestieri: Lampare n.
18, Sciabichelli n. 18, Menaidi n. 36, Tartanelle n. 10, Palangresi (conzi) n.
8. (…). Il prodotto principale della pesca è rappresentato dalle Alici e dalle
Sarde; ma si pescano altresì Scombri, Sauri; Lampughe, Aguglie, Occhiate, Bope,
Ricciole, Palamiti, Bisi, Lanzardi, Gronchi, Scorfani, Cocci, Merluzzi, Pauri,
Murene, Cernie, molti Selaci.”
L’ambiente fisico di Amantea è
molto variegato ed ha condizionato l’attività agricola; i terreni agricoli
venivano coltivati secondo tradizioni produttive del bacino del Mediterraneo ed
erano legate a coltivazioni promiscue di vari ortaggi, di grano, di vite,
dell’olivo e dei fichi. Questi terreni erano provvisti di dimore rurali dove vi
erano le famose cibbie (invasi di
acqua per irrogare i terreni). A metà Ottocento si riscontravano diversi tipi
di uve bianche (si fece cenno ad Amantea delle 29 uve) tra cui il famoso
zibibbo bianco. I terreni si presentavano con distese di vite a ceppo basso di
tradizione greca, con le canne stese e legate a sostenere i tralci. Anche
Amantea si connota simbolo delle antiche terre di Calabria con le distese di
alberi di olivo sulle pendici delle colline, sui piani terrazzati con colori
verde e argento e tronchi nodosi e allineati in varie file. E come non citare
gli alberi di fico che risaltavano in moltissime zone del territorio con i
frutti che hanno una gustosissima polpa. Questi sono stati da subito lavorati
con antica tradizione sia per l’essiccazione che per la lavorazione e oggi si
racconta una centenaria storia ricca di gusto, di profumi e di sapori.